Cultura e sistema culturale nel Pinerolese

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Cultura e sistema culturale nel Pinerolese

Dario Seglie

Il prof. Dario Seglie

“Quando sento parlare di cultura metto mano alla Luger” – Sempre Partigiani.

Quella frase celebre e nefasta, “quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola”, fu attribuita a Göring ed a Goebbels, ma anche altri gerarchi nazisti la pronunciavano volentieri, visto che riassumeva così bene il loro mondo ideale.
Recentemente un gerarca italico, anzi un ministro in carica, ebbe a dire: “con la cultura non si mangia”, anche lui esprimendo bene il suo mondo ideale.

Viceversa è importante recuperare il senso economico della cultura inserendolo organicamente nelle politiche come fattore moltiplicativo delle altre economie territoriali; è da “smart territory” (“territorio intelligente”, secondo una elaborazione teorico-pratica che comincia a prender piede anche nel Pinerolese, grazie alla cocciuta intelligenza di Luigi Pinchiaroglio in primis) valorizzare le peculiarità delle nostre radici per costruire un modello integrato di offerta turistica-culturale, diverso dalle centinaia di altre proposte con cui dovrà competere, in grado di trasferire emozioni, esperienze e ricordi unici e irripetibili. Le opportunità di lavoro per tanti giovani si distribuirebbero così su tutta la filiera dell’offerta, integrando la valorizzazione di tutti quegli elementi che possono fare del nostro territorio un produttore di eccellenze: agroalimentari, artigianati, storia, bellezze naturali, monumenti e centri storici, un patrimonio culturale variamente diffuso dal crinale immacolato delle Alpi Cozie fino alle risorgive della nostra ubertosa pianura.
Purtroppo resta radicata l’idea che la cultura non sia un bene economico. Ma il successo delle nostre produzioni più conosciute e apprezzate nasce grazie a questo patrimonio inesauribile che va messo a frutto partendo fin dai banchi di scuola, con azioni didattiche per la conoscenza della cultura locale, per mettere in condizione i giovani e le loro famiglie di cogliere le tante opportunità che vengono dall’industria culturale e maturare quell’esperienza indispensabile per creare opportunità di lavoro stabile e di qualità.
Ma, in soldoni, cos’è la Cultura ? In Antropologia, si dice che è il sistema integrato di valori socialmente acquisiti, di credenze e di regole di condotta che delimitano la gamma di comportamenti accettati in ogni data società. Le differenze culturali consentono di distinguere le diverse società, le une dalle altre. Poi c’è Archeologia, un ramo del più ampio campo dell’Antropologia, che investiga i resti di estinte culture umane (attraverso i reperti: armi, oggetti, strutture abitative, rituali e funerarie), al fine di decifrare qualcosa del modo in cui la gente viveva. Tale analisi è particolarmente utile ed indispensabile per i periodi in cui non esistono documenti scritti, ma anche l’archeologia industriale di periodi appena scomparsi ci dà ulteriori elementi preziosi per sentirci figli della nostra terra e non “tappi di sughero” che galleggiano inconsapevolmente sulle onde, spesso telematico-televisive, del presente.

Pinerolo - La Scuola militare di Equitazione, oggi Museo Nazionale dell'Arma di Cavalleria

Pinerolo – La Scuola militare di Equitazione, oggi Museo Nazionale dell’Arma di Cavalleria

La cultura è basata sulla capacità, unicamente umana, di classificare le esperienze, codificare tali classificazioni simbolicamente, e insegnare tali astrazioni ad altri. Di solito è acquisita attraverso l’acculturazione, il processo attraverso il quale una generazione più vecchia induce, o costringe, una generazione più giovane a riprodurre lo stile di vita socialmente stabilito.
La cultura è difficile da quantificare, perché esiste spesso a livello inconscio, o almeno tende ad essere così pervasiva che sfugge al pensiero di tutti i giorni. Questa è una ragione per la quale gli antropologi tendono ad essere dei teorici che cercano di studiare la propria cultura, di capire la nostra società.
Gli studiosi contemporanei si sono allontanati dalla nozione di fantomatiche “leggi” della evoluzione della cultura, preferendo notare i tratti che caratterizzano le situazioni e fare l’analisi delle vicende storiche concrete, delle forze politiche ed economiche che strutturano le relazioni tra le genti, tra i popoli.
Il Pinerolese è portatore di tutte questi complessi tratti culturali, dalla lontana Preistoria risalente a quattordici millenni orsono, fino alla Storia attuale, passando attraverso trasformazioni notevoli, dalla Protostoria all’epoca dei Celti e dei Romani, arrivando al Medioevo, periodo in cui le antichissime religioni furono progressivamente sostituite dall’evangelizzazione di personaggi come Massimo, vescovo cattolico di Torino, e poi dalla predicazione di Valdo, co-fondatore del protestantesimo in Europa. Il Pinerolese fu a lungo terra di frontiera tra la Francia del Re Sole e il Piemonte sabaudo nel XVII secolo; tra Settecento ed Ottocento il Pinerolese, provincia napoleonica, conobbe la Rivoluzione ed i principi di Liberté, Egalité, Fraternité, che mettevano fine ai tempi dell’ancien régime dei sovrani assoluti, avviandosi a regimi borghesi, liberali e poi democratici, i quali si affermeranno compiutamente solo dopo la seconda guerra mondiale, grazie alla Resistenza ed alla Repubblica Italiana.
Non è ora il caso di entrare nei dettagli per affermare che i tratti culturali di questo territorio di oltre cinquanta Comuni, pianura e montagna, paesaggisticamente vario e cangiante nel tratto di pochi chilometri, è una terra forte e fortemente segnata da tratti culturali importanti e peculiari.
Specie le persone che detengono cultura e potere devono essere attente; mi piace ricordare qui una delle primissime dichiarazioni del nuovo Papa Francesco che, in sintonia con Francesco d’Assisi, ha detto: “… In fondo tutto è affidato alla custodia dell’uomo … Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente …”.

Pinerolo, la cittadella della fortezza, secolo XVII. Ricostruzione virtuale (C. Gavinelli, Politecnico di Milano

Pinerolo, la cittadella della fortezza, secolo XVII. Ricostruzione virtuale (C. Gavinelli, Politecnico di Milano

Il territorio non è una tabula rasa, è lo scrigno dell’eredità dei nostri antecessori, da rispettare e migliorare, non da distruggere. Se oggi non abbiamo più le gigantesche statue di Budda nella Valle del Bamiyan a 200 km da Kabul, distrutte dai telebani, parimenti non abbiamo più il pentagono Caserma di Cavalleria eretto dal Vauban, architetto militare del Re Sole nella seconda metà del ‘600, distrutto nel 1960 dall’Amministrazione comunale di Pinerolo per futili o indicibili motivi, con amministratori locali e amministrazioni che si sono caratterizzate, e non solo negli anni ‘960, per mancanza grave di cultura, cieche e sorde, ovviamente senza vision e senza mission, chiuse nel fortilizio civico col ponte levatoio alzato. Ma oggi non corriamo certo più di questi rischi, i tempi sono cambiati e, soprattutto, la coscienza civica, degli amministratori e della società civile, è considerevolmente e positivamente cresciuta, in termini di livello culturale, consapevolezza, attenzione al territorio e volontà di operare. In questo senso, ritengo che il fatto recente più rilevante sia stata la fondazione di Italia Nostra del Pinerolese, sodalizio di tutela ora dedicato al primo Presidente Avv. Ettore Serafino, Comandante Partigiano tra i Liberatori di Pinerolo e della Val Chisone dai nazi-fascisti nell’Aprile del 1945, esempio di dedizione a nobili ideali ispiratori della Lotta per la Resistenza e la democrazia, riproposti incessantemente durante la sua lunga vita.
La cultura non si manifesta solo attraverso il complesso delle biblioteche, degli archivi, dei musei sparsi sul territorio, con i teatri, i luoghi di culto, i castelli, le fortezze, le ville, i parchi ed i castelli, i centri urbani, ma anche attraverso il paesaggio agrario, forestale, montano, con le sue caratteristiche geologiche e geomorfologiche, con i suoi insediamenti industriali antichi e moderni.
Questa possente stratificazione -nel tempo- di azioni antropiche risalenti ad ogni epoca ha forgiato e foggiato il nostro territorio, il nostro Pinerolese di oggi, regione che ha tutto il diritto di confrontarsi -ad armi pari- con altri territori caratteristici, con l’orgoglio per la tenzone (ad es. Saluzzese, Cuneese, Langhe, Monferrato, Canavese, ecc.).
Da una analisi della situazione attuale emerge che coloro che dovrebbero avere contezza di questo portentoso e poderosissimo giacimento culturale, cioè gli amministratori pubblici, non hanno dedicato attenzione ed azioni sufficienti alle coordinate della “Cultura” ed alle soggiacenti ricchezze straordinarie che si possono e si devono correttamente valorizzare e utilizzare per filiere economiche in grado di creare sviluppo, lavoro, reddito, contentezza di risiedere, terre ove il genius loci è presente e vivo. Il territorio ha senso se lo si considera in termini “glocali” (globali-locali) dove tutte le componenti interagiscono creando sinergie produttive e benefiche, a corto e ad ampio raggio.
Questo territorio Pinerolese ha una metropoli a 30 minuti di viaggio verso Est (Torino) e, dall’altra parte, ha sconfinati territori transalpini con i quali è storicamente e culturalmente interrelato (Francia, Savoia e Svizzera), territori che costituiscono un ricco bacino di utenze cultural-turistiche per il Pinerolese, fino ad oggi quasi inesplorato e lasciato all’occasionalità del fai-da-te dei viaggiatori transalpini.
L’attuale disaggregazione territoriale, i campanilismi residui, la mancanza di visione lungimirante, l’isolamento -anche psicologico- in coloro che dovrebbero essere gli stakeholder della situazione, compresi i “chierici traditori”, cioè l’intellighenzia, la nomenklatura, gli intellettuali chiusi nelle turris eburnee delle loro accademie, devono essere superati da una rinnovata classe dirigente giovane, colta, aperta, onesta e costruttivamente democratica, con una visione del futuro che deve essere quella di dare cieli blu ai figli dei nostri figli, in città intelligenti (smart cities) non solo perché il territorio è capace di coniugare innovazione, ambiente e qualità della vita, bardandosi di tecnologie adeguate ed adeguabili con i cittadini che usano smart cards, ma perché -in primis et ante omnia- è la Cultura posseduta da persone intelligenti a fare la differenza e promuovere culturalmente il territorio, finalmente senza gerarchi-amministratori che dicono (o peggio pensano) “quando sento la parola cultura tolgo la sicura alla mia Browning”.
Il motto sia “Sempre Partigiani” sul cruscotto dell’auto e nel cuore.

Dario Seglie
Direttore Museo Civico
Archeologia e Antropologia
Pinerolo, Agosto 2013


3 Comments

Centro Studi Silvio Pellico

Maggio 9, 2013at 9:31 pm

http://nuovoeutile.it/musei-italiani/ è un interessante articolo sul tema della valorizzazione della cultura in Italia

E adesso creiamo una rete dei beni culturali | Centro Studi Silvio Pellico

Agosto 17, 2013at 7:22 pm

[…] Il Centro Studi “Silvio Pellico” ha messo al centro della propria attività la peculiarità ed importanza dei Beni Culturali del Pinerolese, un patrimonio inestimabile ma poco noto – fuori dalla cerchia degli insiders – e perciò trascurato, quando non anche ignorato dagli stakeholder della governance del territorio. […]

Dario Seglie

Novembre 22, 2015at 3:15 pm

Caro Marco Civra Presidente della “Silvio Pellico”,
sono passati oltre due anni da quando abbiamo parlato, sul tuo ottimo sito web, di Cultura nel Pinerolese e del riflesso a metter mano alla pistola, parafrasando Göring; ma non mi pare di poter dire che ci sia stato un rimescolamento etico-morale nelle coscienze degli stakeholders del nostro territorio, nelle Terre d’Acaia.
Le elezioni comunali a Pinerolo si stanno avvicinando a gran velocità (si voterà nella primavera 2016); saranno un momento di enorme importanza per tutto il Pinerolese. O sorgerà un Principe d’Acaja con l’intelligenza, la cultura, l’audacia e la capacità di raggiungere gli obiettivi per il nuovo Risorgimento di questo territorio che nel 1821 seppe generare, con i militari ed i carbonari, l’atto iniziale del Risorgimento d’Italia, oppure continueremo nel declino inaccettabile di questi anni opachi e nebbiosi. Il karma negativo del Pinerolese ha i giorni contati e l’alba con i cieli blu è doverosamente possibile.
Ad maiora.
Dario Seglie

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